La chiesa e la festa di paese


“…il siciliano ama Dio, ama i santi, ma in un rapporto di simpatica familiarità…” - G. Tornatore
 
 
 

Il barocco siciliano declinato nella architettura religiosa diventa palcoscenico e scenario ideale alla fede isolana. La festa popolare oggi come nel passato ha avuto uno spazio molto evidente nella vita del siciliano, tale da sviluppare nel tempo uno spirito teatrale, con declinazioni ora sacre ora profane in un connubio di mistica partecipazione. In Sicilia il culto dei santi è molto vivo - quasi a ridimensionare il culto verso Dio, verso una accezione superstiziosa, ma questo deve essere visto come una forma tangibile della necessità dei siciliani a considerare i santi “alla loro portata” vicino alle loro vita e pronti ad intervenire ad ogni situazione.


La festa del santo patrono:


E' raffigurata la “nIsciuta” del santo la cui rappresentazione iconografica riprende il simulacro di S. Giacomo il Maggiore – venerato a Caltagirone CT, la cui festa cade il 24 e 25 Giugno. La realizzazione della statua è opera dello scultore V. Archifel datata 1518.



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La candelora–(cereo):


si tratta di imponenti costruzioni in legno in stile barocco tipiche delle grandi feste dell’area jonico- etnea. Anticamente la loro funzione era duplice: di illuminazione della strada al passaggio del fercolo del santo/a e adempimento di un voto fatto per verso il santo/a da parte dei portatori nonché dei committenti – spesso notabili e gente ricca – della candelora. Le candelore oggi come allora si legano a corporazioni e/o di categorie di arti e mestieri e sfilano imprimendo alla mole lignea un dondolio “annacata”.



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